Osservazioni
sulla politica di e-learning dell’Ateneo
di Giorgio Federici
Espongo nel seguito alcune osservazioni e proposte già avanzate
nel mio intervento al Seminario E-Learning di Ateneo tenutosi
il 5 luglio 2006 presso l’Aula Magna del Rettorato.
Le slides di alcuni degli interventi,
e precisamente di A.
Calvani, A.
Fini, G.
Manes, A.
Conti, M.R.
Guelfi, S.
Sperandio, si trovano sull’home-page del sito della Facoltà di
Scienze della Formazione. La lodevole iniziativa si deve evidentemente
al Preside della Facoltà, il prof. Giovanni Mari, il quale, come
abbiamo appreso, è Presidente della commissione di recente istituita
sull’e-Learning, per intero composta da membri del Senato Accademico,
e della quale si sentiva la necessità dopo numerosi anni in cui
l’Ateneo aveva mancato di definire una politica organica in riferimento
all’e-learning.
A margine, ma senza polemica, annoterei
che solo il caso fortuito (o fortunato) consente di scovare sulla
home-page del sito di una Facoltà, e non su quello dell’Università,
documenti che invece dovrebbe interessare tutto l’Ateneo.
Alle
slides già pubbliche aggiungo per completezza il programma
del seminario e gli allegati della relazione della Dott.ssa
Sperandio del Centro linguistico di Ateneo, distribuiti durante
il seminario
Programma del Seminario sull’e-learning
d’Ateneo del 5 luglio 2006. (File
PDF)
Relazione – Sperimentazione
del Corso Inglese On Line. Allegati 1 e 2. (File
PDF)
Ateneofuturo sarà lieto di ospitare
interventi e commenti sul tema dell’e-learning. Abbiamo già affrontato
queste problematiche nell’ambito del dibattito CSIAF, ma l’argomento
richiede, per la sua rilevanza, un approfondimento specifico.
UNA STRATEGIA DI ATENEO PER L’E-LEARNING
Il nostro Ateno non ha elaborato
una strategia sull’e-learning. Questa lacuna va rapidamente sanata.
Non è facile esprimersi sull’argomento,
io stesso non sono riuscito a trovare alcun documento pertinente
che abbia una qualche organicità. Ho udito interventi orali,
relazioni di settore (ad esempio, relative alla Facoltà di Medicina
o alle varie attività della Facoltà di Scienza della Formazione,
di Ingegneria, ecc). Ho sentito di società private, come eLISA
per l’e-learning in medicina o l’Università telematica IUL-Italian
University Line, a cui partecipiamo con INDIRE e altre Università,
ma nulla che abbia a che vedere con una politica organica di
Ateneo sull’e-learning.
Per avere un’idea di come un Ateneo
moderno dovrebbe confrontarsi con l’e-learning, basterebbe volgere
uno sguardo ad alcuni scenari italiani. Cito, solo per iniziare.
l’Università di Trento, il Politecnico di Milano, l’Università Statale
di Milano, l’Università di Bologna, quella di Ferrara ecc.
In tutte queste realtà esiste da
anni (talora da decenni) un soggetto specifico che si occupa
di organizzare l’apprendimento attraverso le tecnologie ICT,
adottando un approccio metodologico, non tecnologico nei riguardi
dell’apprendimento mediato dalle ITC. Tali organizzazioni sono
dirette da specialisti del settore, la cui disciplina verte su
problematiche di apprendimento integrata da competenze tecnologiche.
Dispongono, inoltre di un organico di tecnici preparati in modo
specifico e svolgono una funzione di supporto a tutte le forme
e i casi di applicazione dell’ICT nell’apprendimento negli studi
universitari.
Il recente rapporto CRUI sull’e-learning
indica questi centri come “Centri servizi per l’e-learning”.
La Commissione MARI finalmente
sembra andare nella direzione giusta, dopo 4-5 anni di silenzio.
L’ATTIVITÀ E-LEARNING DELLO CSIAF
Già dalla fine del secolo scorso
l’approccio “tecnologico” all’e-learning era superato e obsoleto.
È da rilevare, tuttavia, che la nostra
Università era stata particolarmente innovativa nel settore.
L’idea del Centro Didattico Televisivo
era anticipatrice dell’evoluzione delle applicazioni della multimedialità nell’apprendimento.
Il prof. Staderini fu un precursore.
Alla fine del 2000, al cambio di rettore,
la sperimentazione del Progetto TRIO era già in fase avanzata
e ciò ci aveva permesso di testare nella pratica più di una piattaforma
tecnologica (fra cui Lotus Learning Space) e verificarne i limiti.
Si trattava perciò, con l’uscita
di ruolo del prof. Staderini, di adeguare il CDT, già un centro
autonomo, tenendo conto delle recenti esperienze. Il CDT andava
potenziato e la sua direzione affidata a persone scientificamente
preparate e con l’esperienza necessaria per guidare un centro
simile, in analogia a quanto avvenuto nelle altre università.
Di fatto, invece l’identità del CTD
venne eliminata con la confluenza nello CSIAF.
Iniziò poi una vicenda francamente
sconcertante, in cui lo CSIAF si mise ad organizzare convegni
internazionali (immagino costosi), ai quali evitava accuratamente
di invitare gli esperti di e-learning provenienti dalla nostra
Università (e, se ben ricordo, da altre Università italiane),
in cui venivano scelte piattaforme e-learning costose e di ben
noti limiti (ad es. Lotus Learning Space). Dicono
che si siano acquistate migliaia di licenze di LLS che, pare,
nessuno abbia mai utilizzato. Attendo da oltre un mese che il
Presidente dello CSIAF precisi quante, quando siano state acquistate,
quanto siano costate e da chi siano state utilizzate.
Solo recentemente (erano finiti i
soldi?) lo CSIAF ha cominciato a orientarsi su piattaforme Open
Source e a chiedere la collaborazione di qualche esperto dell’Ateneo
per lo sviluppo dell’e-learning.
È difficile pensare a una politica
più fallimentare. Basta guardare l’attuale offerta e-leaning
di Ateneo e che cosa lo CSIAF abbia prodotto in 5 anni d’attività.
E poi fare un confronto con università pari alla nostra per dimensioni,
che 5 anni or sono si trovavano in posizione di svantaggio rispetto
a noi.
Il Corso on line per l’insegnamento dell’inglese.
Nei primi anni, quando c’erano soldi
da spendere, lo CSIAF scelse di acquistare prodotti senza consultare
persone competenti, con la conseguenza inevitabile di compiere
investimenti sbagliati. A questo proposito, sono venuto a conoscenza
nel Seminario del 5 luglio 2006 di una storia che ignoravo e
che, mi pare, ben esemplifichi il modo di comportarsi dello CSIAF
in questi anni.
Nelle relazioni del Centro Linguistico,
già citate in precedenza, viene valutato un corso on line prodotto
dallo CSIAF per le lingue. Il finanziamento deriva dai fondi
del Progetto Campus ONE nel 2001 per la didattica on line. La
realizzazione si deve a una società esterna, su specifiche e
direzione dello CSIAF. Non so quanto sia costato (più di 200.000
euro?), ma sarebbe interessante saperlo.
Si è appreso nel dibattito che, poiché si
trattava di didattica on line, si era scelto di affidarne la
realizzazione allo CSIAF.
Una volta consegnato il prodotto,
il Centro Linguistico di Ateneo lo ha valutato con gli esiti
che si possono vedere nelle relazioni allegate.
Per quello che ne capisco, la valutazione
non sembra positiva. La piattaforma utilizzata (Lotus Learning
Space) non è considerata ottimale e si propone di sostituirla
con Moodle. Il parere dei pochi studenti che hanno utilizzato
il prodotto non è entusiastico. In sostanza, dopo circa 5 anni,
pur con un investimento consistente, l’obiettivo didattico del
Progetto Campus ONE non è stato raggiunto, poiché pochissimi
studenti hanno potuto utilizzare il prodotto.
Da questo esempio si possono trarre
alcune considerazioni su come lo CSIAF, invece di comportarsi
da centro di servizi, abbia assunto un ruolo di un superdipartimento,
autoreferenziale, che si autonomina competente in tutto (anche
nell’insegnamento delle lingue) che scansa e non utilizza le
risorse culturale professionali degli altri centri di servizio
e dei Dipartimenti.
Le “attività a valore aggiunto”.
Il Presidente dello CSIAF ci ha fornito
nella sua relazione del 5 luglio un’interessante teoria sulle
piattaforme. Moodle (che per chi non lo sapesse è un prodotto
Open Source che vanta una comunità di sviluppatori globale e
fra le più attive nel panorama open), va bene per le attività universitarie,
ma per le attività “a valore aggiunto” ci vogliono invece software
proprietari, e cioè WORKSPACE IBM, come si chiama oggi Lotus
Learning Space. Quali sono queste attività “a valore aggiunto”?
Sono, sembra, quelle che il nostro Ateneo svolge attraverso il
Consorzio eLISA per l’educazione continua in medicina.
Considero queste tematiche da approfondire
attentamente. Fare attività “a valore aggiunto” è per l’Università affare
di delicata gestione, che sarà stato sicuramente studiato con
cura da varie commissioni e organi. Chiederemo informazioni per
esprimere un parere più meditato.
Mi limito qui a osservare che, se
costituire società private a fini di lucro per attività “a valore
aggiunto” è risultato di una linea strategica del nostro Ateneo,
certamente numerosi colleghi si attiveranno in questo senso.
Quali sono le regole? Chi può promuovere queste attività e società?
Lo CSIAF è l’ente deputato per queste attività “a valore aggiunto”?
Possono essere promosse anche dai Dipartimenti?
Avremo modo di tornare sull’argomento
non appena in possesso di dati sufficienti.
PROPOSTA
Mi permetto di dare alcuni suggerimenti,
che chiedo vengano cortesemente riferiti al Rettore.
Propongo di costituire un “Centro
di servizi e-learning”, affidandolo a persone scientificamente
e professionalmente preparate. Questo in analogia a quanto accade
in tutte le università che realizzano una politica seria in
materia di e-learning.
Dato che la missione di servizio dello CSIAF inerisce all’infrastruttura
tecnologica e non ai servizi di apprendimento con le nuove tecnologie,
il personale dello CSIAF che si dedica ad attività di apprendimento
con le nuove tecnologie dovrebbe essere trasferito nella nuova
struttura.