I “giapponesi” della revisione dello Statuto:
partoriranno
il topolino?
26 gennaio 2007
S. Marco la foresta Birmana?
Incredibile ma vero: la nostra Commissione per la revisione dello Statuto
non solo continua a lavorare ma, anzi, accelera. Coloro che avevano
pensato che, con l’uscita del prof. Citroni dall’Università di
Firenze, i lavori avrebbero avuto qualche difficoltà è stato
prontamente smentito. Il prof. Corpaci ha preso sollecitamente in
mano la situazione e, pare, ha cambiato metodo: scrive tutto lui,
cercando di non affaticare i colleghi con inutili ed estenuanti discussioni
democratiche che si erano trascinate per anni. Bisogna accelerare.
In effetti, sarebbe ora di concludere qualcosa.
Ma viene un dubbio: si sono accorti i nostri solerti colleghi che la
guerra è finita? Che l’abbiamo persa? Che il mondo, le
prospettive culturali e professionali nelle quali si è andato
sviluppando il lavoro della Commissione non esistono più?
Avevamo cercato come Ateneofuturo di fare qualche proposta, di chiedere
un segnale di ragionevolezza (cfr.
la lettera del 29
giugno 2006 di Federici al Rettore, la relativa risposta del Rettore e l’intervento
del 21 settembre sul sito di Ateneofuturo), ma è stato tutto
inutile. Si accelera. Perché?
Nell’attuale situazione dell’Università italiana
pensare di concludere la revisione dello Statuto è semplicemente
incredibile. Il quadro è in movimento. Stanno arrivando nuove
linee di indirizzo sulla didattica, si sta pensando a una nuova governance
degli Atenei.
L’università è attaccata da molte
parti, e anche coloro che nella società cercano di difenderla
chiedono profonde trasformazioni.
In questa situazione si pretende di concludere una revisione dello
Statuto nata in un altro contesto politico, con idee veramente superate.
Uno Statuto dura decenni. Quello che è in revisione può benissimo
attendere ancora un po’ che la situazione si stabilizzi. Invece
di andare troppo velocemente, sarebbe bene partecipare alla discussione
in atto sull’università ed intervenire sulle proposte
che stanno arrivando dal Governo e dal Parlamento; sarebbe bene, anzi,
cercare di fare una riflessione democratica in Ateneo con tutte le
componenti che lavorano nell’università (docenti, ricercatori,
personale tecnico amministrativo, studenti, precari). Non sarà certo
sufficiente la discussione nelle Facoltà e nei Dipartimenti,
su un testo considerato praticamente definitivo, a renderlo veramente
condiviso.
Nei prossimi mesi verranno impostati mutamenti importanti: è questo
un momento decisivo in cui si determina il futuro. Chi pensa che ora
sia possibile produrre rapidamente uno Statuto adeguato per le sfide
che ci attendono si assume, a nostro parere, una responsabilità grave.
Speriamo, ancora, in un segno di ragionevolezza. Chiediamo ai nostri
colleghi “giapponesi” di uscire dalla foresta di S. Marco
e di tornare a discutere con noi, nella realtà.
|